La nascita dell’Opera intitolata ad Edoardo Agnelli

La Storia

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Quando si abbatte come fulmine sul Senatore Agnelli la tragica morte dell’amatissimo suo Edoardo (perito in un incidente aereo con il pilota Perrarin nel 1935), egli non riusciva più a trovare conforto al cuore straziato. Passato qualche tempo venne a farmi visita per espormi un suo disegno. Aveva in animo di creare una istituzione popolare che intitolata al figliuolo ne perpetuasse la memoria: lo pregai di lasciarmi riflettere sulla sua proposta prima di manifestargli il mio pensiero.

“Torino – gli dissi poi – si avvia ad essere il primo e più potente centro , industriale d’ltalia.

A Torino, ch’è la culla dell’Opera Salesiana, convengono, sempre più numerosi anche Figli, Allievi, Ex-Allievi, ammiratori, amici di Don Bosco. Penso che se nella nostra Città sorgesse un Istituto Meccanico di carattere, oltre che nazionale, anche internazionale, in esso potrebbero educarsi, non solo soggetti nostri e del luogo, ma altri pure provenienti da ogni paese bramosi di completare la loro cultura e tecnica professionale. Ritornando alle loro terre porterebbero negli occhi la visione della grandiosità della Fiat e sarebbero ovunque efficaci divulgatori della sua imponente produzione e meravigliosa attrezzatura”.

Il Senatore annuì con entusiasmo e approvò i progetti.

Il Regio Decreto

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La Costruzione

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L’idea di questa costruzione era maturata dopo seri ripensamenti da parte dei due uomini. In un primo momento era prevalsa quella di una Scuola Agricola da costruirsi in zona “Mille-fonti”, dove allora si allineavano in bell’ordine gli orti che alimentavano di verdure fresche i mercati cittadini. Accantonata questa, prevalse invece la proposta di mettere a disposizione un certo terreno nelle vicinanze del nuovo grande stabilimento automobilistico, che stava sorgendo sulla demolita scuderia “Gualino” e rispettivo parco di fronte all’ippodromo di Mirafiori, per erigervi una Scuola di Addestramento Professionale per i futuri operai della Fiat. Questo era divenuto ormai il sogno per entrambi.

Il progetto fu affidato all’arch. Giulio Vallotti, coadiutore salesiano, già noto per avere assegnato il nome ad insigni opere architettoniche: il Santuario della Madonna di Lourdes al Selvaggio di Giaveno, il Santuario di Santa Rita a Torino, l’ampliamento, ormai ultimato, della Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco.

Con uno sguardo al futuro e quindi con un’ampiezza di veduta meraviglio- sa, su di un’area di mq. 40.000 dovevano sorgere:
-prospiciente via Paolo Sarpi un edificio di tre piani da destinare ad Oratorio con Chiesa a mezzogiorno e salone-teatro a mezzanotte;
-sull’allora Corso Stupinigi (ora Corso Unione Sovietica) un altro grandioso edificio con seminterrato e tre piani fuori terra per aule scolastiche ( l’ultimo piano doveva essere adibito ad abitazione dei salesiani); -sull’angolo di corso Stupinigi con l’attuale corso Cosenza la facciata sul primo di una grande Chiesa-Santuario con i caratteristici due campanili;
-sul secondo la fiancata della Chiesa continuata da un edificio anche a tre piani per ambienti da destinarsi alle opere di carattere pastorale e, nella evenienza delle circostanze, parrocchiale.

Le officine di addestramento dovevano occupare invece parte dell’area in continuazione all’edificio dell’ Oratorio su via Paolo Sarpi. Tra un edificio e l’altro dovevano stendersi ampi cortili.
Si diede inizio ai lavori con la posa della prima pietra il giorno 3 luglio 1938. AD ottobre del 1940 si era quasi alle finiture dell’attuale parte occupata dall’Oratorio con la Chiesa e il teatro. Nel frattempo si formava la prima comunità salesiana diretta dal primo direttore. don Pellegrino Giovanni . Con molta semplicità e povertà i Salesiani si aggiustarono nella vecchia casetta, una volta Trattoria del Gallo che si trovava sulla Strada Comunale da Grugliasco a Moncalieri affiancata da una “bealera”.
Più volte Don Bosco vi era entrato per prendere fiato quando andava dai giovani alla “Generala” e quando si recava a Stupinigi.

A lavori ultimati si pensò all’inaugurazione, Il 19 aprile 1941, nel pomeriggio, il Card. Maurilio Fossati, allora arcivescovo di Torino, presente il Sen. Agnelli e i nipoti, benediceva la nuova Chiesa. Durante la cerimonia i chierici del Pontificio Ateneo Salesiano di via Caboto, sedendo all’organo “Hammond” (il primo costruito dalla Microtecnica) il M. Pagella e dirigendo il coro don Grosso, i salesiani eseguirono mottetti sacri polifonici. Il giorno seguente don Ricaldone celebrava la Santa Messa nella nuova Chiesa in suffragio di Edoardo Agnelli, presente il Senatore e i familiari.Il Card. Vincenzo La Puma dopo la Messa passava a benedire i locali.
Successivamente venne donato dalla famiglia Agnelli, per opera dello scultore Rubino, l’imponente scultura in marmo, raffigurante don Bosco e la sua vita.

Articoli tratti da L’opera di Don Bosco a Torino-Mirafiori di don Oddone Pelli.

La posa della prima pietra

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Domenica 3 luglio 1938 

Verso le ore 17, appositi servizi tramviari ed automobilistici trasportarono al Corso Stupinigi, non lungi dalle gigantesche costruzioni della nuova Fiat, i nostri 700 alunni artigiani e studenti della Casa-madre ed i nostri aspiranti missionari dell’Istituto “Conti Rebaudengo” con tutti gli Ispettori e delegati al Capitolo Generale.

I giovani entrarono nell’ampio spiazzo di terreno destinato alle costruzioni, al suono delle loro bande, che attirarono gli abitanti delle case più vicine ed una frotta di fanciulli dalle case popolari confinanti.
All’ora fissata convennero le autorità; con il Rettor Maggiore, c’erano tutti i superiori del Capitolo e S. E. l’Arcivescovo di Cuyabà (Mato Grosso, Brasile) Mons. Francesco de Equino Correa, salesiano.
L’arrivo dell’Em.mo Cardinale Arcivescovo fu salutato dalle bande e da calorosi applausi.
Dopo il canto di Giovinezza si levò subito signor Don Ricaldone, il quale illustrò, in un elevato discorso, l’alto scopo della duplice istituzione offerta dal creatore della Fiat l’On. Sen. Giovanni Agnelli in memoria del figlio avv. Edoardo: un ampio Oratorio con pubblica chiesa per la cristiana educazione dei figli delle maestranze della Fiat, ed un modernissimo Istituto Internazionale di Elettromeccanica per la formazione dei tecnici salesiani di tutte le parti del mondo.
Frequentemente interrotto dagli applausi, il Rettor Maggiore rievocò la cara figura del compianto avvocato ed esaltò l’illuminata e generosa beneficenza del Senatore, traendo dalla benedizione di Dio i migliori auspici per il successo dell’Opera. L’inno di Don Bosco preluse al sacro rito. L’Economo generale dott. don Fedele Giraudi diede lettura della pergamena, che tutte le autorità passarono a firmare.

IN NOMINE CHRISTI – AMEN

Nel giorno 3 del mese di Luglio, dell’anno del  Signore 1938 – XVI dell’Era Fascista – II dell’Impero – essendo Pontefice della Santa Romana Chiesa Sua Santità Pio XI; Sovrano d’Italia Sua Maestà Vittorio Emanuele III di Savoia – Re ed Imperatore; Capo del Governo e Duce del Fascismo Sua Eccellenza il Cav. Benito Mussolini;  Arcivescovo di Torino Sua Eminenza il Cardinale Maurilio Fossati dal titolo di San Marcello; Prefetto per la Provincia di Torino Sua Eccellenza il Cav. di Gran Croce Dottor Pietro Baratono; Podestà per la città di Torino il Dottor Cesare Giovara; Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana il Rev.mo Signor Don Pietro Riccaldone; presenti, con le Autorità civili della Provincia ed Ecclesiastiche dell’Archidiocesi e con i membri del Consiglio Generalizio Salesiano, tutti gli Ispettori e Delegati componenti il XV Capitolo Generale Salesiano, in Torino, sul Corso Stupinigi, presso presso le nuove e grandiose officine F.I.A.T., il Cardinale Maurilio Fossati, con solenne pompa liturgica, poneva la pietra fondamentale dell’Istituto Internazionale Edoardo Agnelli per le scuole professionali di elettromeccanica. Diceva il discorso di occasione il Rettor Maggiore della Società Salesiana illustrando l’alto significato della cerimonia, la munificenza e la nobile paterna pietà dell’On. Senatore Giovanni Agnelli che il nuovo Istituto volle eretto alla memoria del figlio Avv. Edoardo.

Deposta la Pergamena in un astuccio metallico, il Cardinale Arcivescovo benedisse il blocco di granito che scese lentamente nelle fondamenta. La cerimonia si concluse al canto degli inni patriottici, lasciando nel cuore di tutti le più care speranze per l’avvenire di quella zona cittadina che si può ben chiamare la “città del lavoro”.

Dal “Bollettino Salesiano” – Download
del 1° Agosto 1938

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